Il clima non ha prezzo

È  opinione diffusa che intervenire per arrestare il cambiamento climatico costi talmente tanto da paralizzare ogni azione in tal senso. Eppure anche non fare nulla ha un prezzo e non solo  ambientale. Anzi, l’inattività si rivela ancora più cara.

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Lo sostiene l’Ipcc, il gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico, che ha messo a punto delle simulazioni e una stima di costi. Se si continuerà ‘business as usual’, come dicono gli inglesi, l’aumento della temperatura media del pianeta nel 2100 porterà a un incremento di 4 gradi. Se si pensa che dall’Ottocento, con un incremento di soli 0,85°, il livello degli oceani è salito di 19 centimetri, si può avere già un’idea delle catastrofi incombenti. Contenere il riscaldamento sotto i 2 gradi invece ‘costerebbe’ solo un calo dello 0,14% della crescita totale.
Per avvertire i governi che «il tempo è scaduto», a novembre il presidente dell’Ipcc, lo scienziato indiano Rajendra Pachauri, premio Nobel per la Pace nel 2007, ha parlato a Bruxelles a una commissione di eurodeputati. Lo studioso ha sottolineato che le previsioni su cui concordano gli esperti prefigurano scenari che mettono a grave rischio la sicurezza alimentare mondiale.
Tutti gli appelli finora sono caduti nel vuoto. I paesi di più recente industrializzazione, come la Cina che è diventata la maggiore produttrice di  gas serra, sostengono che il primo passo spetta a quelli ricchi, che  inquinano da secoli. D’altra parte Stati Uniti ed Europa sono alle prese con la crisi e dell’ambiente non si preoccupa più nessuno.  Non c’e politico, amministratore, industriale, manager o sindacalista che si senta di rischiare che chiudano fabbriche e che la disoccupazione salga alle stelle. Anche se le tecnologie per evitare il peggio esistono già, è la fase di transizione che spaventa. Quella in cui ci si troverà a metà del guado e le ripercussioni, economiche e sociali, potrebbero anche essere rilevanti, per quanto temporanee. Gli orizzonti dell’economia e della politica si misurano ormai nell’ordine dei mesi, figurarsi se qualcuno si impegna in un colossale progetto di riconversione industriale di media o lunga gittata. Manca il coraggio. Ma gli scienziati indicano la clessidra, che inesorabilmente procede la sua marcia.

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