Ruggero Sintoni: «La cultura crea lavoro e ricchezza»

Le realtà che operano nella cultura producono ricchezza e lavoro. Ma non sono riconosciute come imprese. È venuto il momento di superare questo pregiudizio. È un tema antico quello che con passione e convinzione ripropone Ruggero Sintoni, presidente e condirettore artistico di Accademia Perduta, cooperativa aderente a Legacoop Romagna e leader nella produzione teatrale e nell’organizzazione di eventi. 

Ruggero Sintoni web

Ciò che rende il punto di vista di Sintoni particolarmente interessante è la sua esperienza nel mondo del teatro e i ruoli che ricopre in molte istituzioni: tra le altre cose è presidente di Agis per lo spettacolo dal vivo per l’Emilia Romagna, membro del direttivo dell’Antac Agis di Roma e condirettore artistico del teatro Diego Fabbri di Forlì.

Allora Sintoni: possiamo dire che la cultura non è solo benessere spirituale?

Lo dobbiamo dire. E anche solo dire che la cultura produca lavoro mi pare già di per sé un punto di partenza affascinante. Solo che ha un risvolto straniante: non esiste la consapevolezza che la cultura sia realizzata da vere e proprie imprese e non da associazioni di volontariato o, peggio, da gruppi di dilettanti.

Imprese che hanno un forte legame con la cooperazione?

È indubitabile. Le imprese culturali sono spesso cooperative per il modo d’approccio al lavoro e di intendere il ruolo di impresa, èer l’adesione ai valori della solidarietà e la struttura organizzativa. La stessa loro storia è legata a quella delle centrali cooperative che fin dagli anni Ottanta ne hanno sostenuto e accompagnato la crescita.

Può fare un esempio di come questa mancata consapevolezza si manifesti quotidianamente?

Faccio questo lavoro dal 1982, Accademia Perduta è una realtà conosciuta a livello internazionale: ma ancora oggi accade di ricevere lettere da amministrazioni o altri soggetti pubblici che riportano come destinatario “Associazione Accademia Perduta”. E siamo un’azienda che dà lavoro a 31 persone.

E non siete gli unici…

Esatto. In Emilia Romagna le imprese dello spettacolo occupano 11.000 persone. Siamo una grande industria. Per fare capire qual è il loro “peso”, la Fiat in regione ha 7.800 dipendenti. Ma se chiude una filiale Fiat tutti i giornali ne scrivono, mentre se chiude un teatro o una compagnia il commento è “lo si farà per risparmiare”.

E, come accennava in precedenza, la presenza cooperativa è fortissima in questo settore.

Siamo orgogliosi che Accademia Perduta sia un’importante impresa cooperativa. E non ‘quei bravi ragazzi che fanno teatro’, ma lavoratori a tutti gli effetti, artisti, registi, tecnici, amministrativi. Una cooperativa che realizza grandi e preziosi prodotti immateriali con un considerevole valore aggiunto.

Nel senso che vale la pena investire nella cultura?

Per le altre imprese, e non solo per le istituzioni, investire nella produzione culturale permette di essere conosciute fuori dal territorio: i nostri spettacoli girano tutta Europa, sono rappresentati nei più importanti teatri italiani. Il nostro ultimo lavoro, “Oscura immensità”, per esempio sarà in cartellone due settimane a Roma.

Quanto lavoro c’è dietro a uno spettacolo come “Oscura immensità”?

Molto. In scena ci vanno due attori ma dietro ci sono due tir di materiale e altre dieci persone che lavorano, tra facchini tecnici e maestranze. Dietro a uno spettacolo c’è sempre una macchina imprenditoriale. Eppure…

Eppure?

I lavoratori dello spettacolo non hanno la disoccupazione e neppure la cassa integrazione. Forse si pensa che siano star iperpagate e quindi non abbiano bisogno di ammortizzatori sociali: ma non è così.

Cosa serve per uscire da questo equivoco?

Che in primo luogo non ci accontentiamo degli applausi e del consenso, ma rivendichiamo il nostro essere aziende. I media dovrebbero aiutarci a fare comprendere alle istituzii e dtoriali che anche noi siamo produttori di ricchezza, oltre che di benessere.

Paolo Pingani

Intervista apparsa nel n.3/2014 del mensile La Romagna Cooperativa 

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Paolo Pingani

Nato a Reggio Emilia nel 1957, laureato in lettere moderne all’Uni­versità di Bologna, ha insegnato italiano, storia e latino alle medie e alle superiori fino al 1988. Dal 1989 ha lavorato come giornalista al Resto del Carlino e al settimanale Qui; dal 2001 al 2011 è stato portavoce del presidente della Provincia di Ravenna. Attualmente è presidente della cooperativa ravennate di giornalisti 'Aleph'.