L’illusione del progresso

Scaricare, aggiornare, ripulire, resettare, cestinare, registrare… le nostre attività quotidiane sono sempre più caratterizzate da una continua manutenzione degli strumenti attraverso i quali comunichiamo in continua connessione. La facilità di utilizzo è rimasta un miraggio assieme all’incubo della continua obsolescenza. E la sovrabbondanza di fonti e di canali comunicativi risentono comunque di un rumore di fondo continuo, un senso di inadeguatezza e devoluzione che il grande P.K. Dick aveva dipinto come un’inarrestabile deriva verso l’entropia. È in sostanza la grande illusione del progresso informativo, un ambiente mentale dal quale non riusciamo più a staccarci ma che a molti fa rimpiangere la lentezza comunicativa degli old media. La carta, insomma. O la radio, addirittura. Fai clic e senti. Male che vada devi pensare alle batterie, non ad aggiornare il programma, dribblare il virus, orientarti tra decine di tariffe e offerte di abbonamento. Non è un rimpianto dei bei tempi andati, ma la richiesta del vero lusso, la riappropriazione del tempo utile. La possibilità di raccogliere un giornale o sbirciarlo dietro le spalle di uno sconosciuto al bar. Le fosche previsioni dell’estinzione di quotidiani e periodici stanno avvicinandosi alla loro data fatidica. Prepariamoci a scommettere, magari dallo schermo di qualche nuovo strumento ultra-semplificato che nel frattempo avrà sostituito PC e telefonini.

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Emanuele Chesi

Emanuele Chesi è capo della redazione del Resto del Carlino di Cesena. Per Romagnapost scrive di media, in particolare del rapporto tra informazione e politica, e di tutto quello che gli viene in mente. 

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