Palazzo Morattini e l’associazione Amici della Pieve

Nell’era della globalizzazione, appena alle porte della Città di Forlì, lungo la strada Cervese che porta al mare, circa a metà e per l’esattezza a Pievequinta, esiste un bel luogo ed una bella realtà che ha a cuore, il cuore più intimo e profondo della Romagnolità. Questo luogo è il Palazzo Morattini che fu di proprietà della nobile Famiglia Forlivese nei secoli XVIII e XIX.
Ai giorni nostri il Palazzo è di proprietà del Comune di Forlì, ma è anche la sede dell’ Associazione “Amici della Pieve” che ne ha assunto la gestione.

L’Associazione Culturale “Amici della Pieve” ha anche una sua data e un suo specifico luogo di nascita che risalgono al mese di marzo 1999 per volontà di un gruppo di amici che sono divenuti poi i Soci Fondatori. L’Associazione è apartitica e apoltica ed ha come suo scopo principale l’intento di promuovere e salvaguardare le radici del proprio territorio in Terra di Romagna.

Arte, Cultura e Tradizione sono le principali finalità.
La prima sede dell’Associazione fu presso la Parrocchia di Pievequinta, grazie alla gentile concessione dell’allora Parrocco Don Silvio Ferrante, anch’egli Socio Fondatore.
Il territorio di Pievequinta è posto a sud-est rispetto alla città di Forlì ed occupa una fascia di terreni agricoli in confine fra il territorio forlivese e ravennate, attraversata dalla Via Cervese.
La Chiesa dei S.S.Pietro e Paolo di Pievequinta, che possiamo considerare come il centro vitale del territorio, costituisce lo specchio di questa realtà: infatti la Chiesa fa parte del Comune di Forlì, ma appartiene alla diocesi di Ravenna.
Oltre alla Chiesa, nel territorio di Pievequinta vi è collocato un altro edificio di una certa rilevanza per la sua mole imponente e squadrata: il Palazzo Morattini Monsignani (che specificatamente Monsignani non è), attuale sede dell’Associazione “Amici della Pieve” Onlus e del Comitato di Quartiere “Casemurate-Pievequinta-Caserma”. Nel territorio si trovava un terzo edificio di notevole importanza che era il Casino di villeggiatura della nobile famiglia forlivese dei Monsignani, cioè il Palazzo delle Meraviglie (la cui immagine è il logo dell’Associazione); oggi questo non esiste più, causa il devastante terremoto del 1870 che lo fece parzialmente crollare.
Comunque l’impegno attuato e svolto da parte di tutti i Soci ha fatto sì che l’Associazione “Amici della Pieve” dai dodici Soci Fondatori iniziali arrivasse ai sessantadue Soci attuali e che la sede definitiva diventasse, già dal 2001, il prestigioso Palazzo denominato Morattini Monsignani.
Nel nobile Palazzo Morattini al primo piano si svolgono le Mostre di vario genere, le sale presentano un aspetto intimo e accogliente nelle sobrie e coerenti rifiniture, dove le linee di luci moderne accentuano e risaltano il fascino del classico e dell’antico.
E’ infatti possibile respirare e ritrovare anche qui, fra le mura ed i piani di Palazzo Morattini Monsignani, quell’eleganza e quella sobria dignità che caratterizzano i Musei di San Domenico, seppure espletate in dimensioni ridotte.
La denominazione di Palazzo Monsignani risulta essere però un errore storico che si protrae da circa un secolo.
Questo palazzo, situato in Via Armelino 33, certamente esisteva già nel XVII secolo ed apparteneva alla nobile famiglia forlivese degli Augustini; nel 1714 il Balì Tommaso, morendo senza eredi maschi, lasciò in eredità il palazzo di Pievequinta con case e terreni all’Ospedale degli Infermi di Forlì.

Questo lo vendette nel 1730 ai fratelli Francesco ed Antonio Morattini, figli di Giacomo, ma nel 1825 il Marchese Antonio Morattini, causa i debiti contratti con il suo avvocato Antonio Francesco Santarelli per sostenere in’infinita serie di cause, fu cotretto a cedergli il palazzo senza incassare uno scudo.
Nel 1832, causa la morte dell’Avvocato, il palazzo passò per eredità al di lui fratello, l’Ing. Giacomo Santarelli che, a sua volta nel 1851 fu costretto, causa debiti, a venderlo ad un certo Nadiani Pietro. Morto il Nadiani, il palazzo passò per eredità a suo fratello Antonio, che sempre per debiti lo vendette a Laghi Anna, vedova di Gaudenzi Pietro.
Il Gaudenzi è il padre di Giuseppe e Quinto, i due leader del partito repubblicano e socialista di fine ‘800 ed inizio 900; il palazzo fu messo all’asta nel 1893, essendo i Gaudenzi coinvolti nel fallimento della Banca di Forlì, e da loro stessi riacquistato per mantenerlo fino agli anni 60 del secolo scorso, quando fu comprato dall’Amministrazione Comunale di Forlì per adibirlo a Scuola pubblica.
Una cosa è certa: da metà del 1600 fino ad oggi non è mai appartenuto alla famiglia Monsignani. L’unico collegamento che giustifica la confusione è l’appartenenza alla famiglia Gaudenzi anche del palazzo delle Meraviglie (o di ciò che ne restava) dal 1883 fino alla fine del’800; in quel periodo certamente i materiali lapidei rimasti dopo il crollo furono spostati da quello delle Meraviglie a quello della scuola, causandone la futura sovrapposizione di memorie.
Il Palazzo ha linee architettoniche molto sobrie ed austere; dall’ingresso al piano terra si accede al grande salone centrale e allo scalone che porta ai piani superiori.
Il salone principale immette in quattro stanze, due a destra e due a sinistra, e, attraverso una grande porta, conduce nel giardino, sul lato che guarda alla montagna.
Sopra alle porte e lungo le due pareti lunghe restano le cornici in stucco che fino agli anni ’60 contenevano tele settecentesche di carattere campestre.
Salendo invece il nobile scalone di pietra, ornato da una stupenda balaustra settecentesca in marmo, si accede al piano nobile, in forme identiche a quelle del piano terra; anche qui restano le cornici vuote dalle tele e qualche traccia degli stupendi camini alla francese, di cui erano dotate tutte le stanze.
Il salone principale, molto più alto di quello del piano terra, con la sua volta arriva fino al tetto e nei suoi lati lunghi si aprono delle finestrelle segrete che danno sul terzo piano e che permettevano di poter guardare senza essere visti.
Davanti al Palazzo esisteva un piccolo oratorio, andato distrutto, e sul fianco la grande casa colonica con depositi e ghiacciaia, di cui non resta più nulla.
Tale descrizione è stata da me estrapolata dal volumetto “ I nostri primi dieci anni” dal 1999 al 2009, edito dalla Associazione stessa.
Per quanto riguarda l’Ass. Amici della Pieve, alla presidenza si sono avvicendate tre figure:
Mauro Mariani, in carica per sei anni, e che ora cura e segue principalmente la parte storica, quella parte che si propone di far conoscere, di tramandare e anche di valorizzare tutto ciò che costituisce il patrimonio di tale territorio; le radici romagnole in Terra di Romagna. Flores Farneti, in carica due anni e che ora segue, cura ed organizza le esposizioni pittoriche, che di solito si svolgono in due
precisi periodi annuali: una sotto il fervore della primavera e l’altra sotto la pacatezza dell’autunno e l’attuale Presidente; una signora, una donna Alice Lugaresi, in carica dal 2010, a conferma del fatto che in Romagna le donne sono sempre state sia attive che propositive e partecipi.
Nell’arco di quattordici anni sono state parecchie e pregevoli sia le attività che gli eventi proposti dall’ Associazione “Amici della Pieve”. Sarebbe troppo impegnativo ricordarli e citarli tutti, ma qualcuno dei tanti eventi merita decisamente di essere qui riportato.
Mi piace ricordare che il 20 giugno del 1999 si è aperto il proficuo ciclo di Mostre con una Mostra Fotografica dedicata a Luigi Ridolfi con la presentazione di 40 foto inedite.
Inoltre l’Associazione nella persona di Mauro Mariani, ha realizzato la ristampa anastatica di un libretto in memoria di Luigi Ridolfi curato da Mario Garavini nel 1920.

Rosetta Savelli

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