Vino biologico, segnali ottimi

Speciale dei "3bicchieri" con una interessante analisi di Lorenzo Tersi. Ma il bio potrebbe salvare anche la nostra agricoltura e si fa spazio l'idea di un distretto

Il settimanale economico “3bicchieri” questa settimana ha proposta uno speciale sul vino biologico.

Ci sono dodici interventi. Uno è del cesenate Lorenzo Tersi, uno dei wine advisor più apprezzati a livello nazionale. Parla del rapporto con la grande distribuzione segnalando che si registra un trend di crescita molto interessante e che è propedeutico per una crescita continua.

Premette che i consumatori scelgono e comprano più volentieri se in etichetta compare la parola “organic” ovvero biologico. E aggiunge che da alcuni anni il comparto è  in costante crescita. In particolare nella Gdo
che veicola oltre il 60% di tutto il vino consumato in un anno in Italia.

Tersi precisa che la domanda di bio vale circa 17 milioni di euro, una fetta di mercato che rappresenta ancora una nicchia, ma con un trend interessante: i vini bio crescono da inizio anno circa il 40% rispetto alla categoria complessiva del vino, che segna incrementi medi compresi tra 1% e 1,5%. Anche questi dati sono dati contenuti nell’intervento di Tersi che segnala: negli scaffali, c’è una forte crescita e, allo stesso tempo, c’è una scarsa reperibilità di vini bio. Però precisa che la grande distribuzione sta operando selezioni volte a integrare il prodotto cosiddetto organico sullo scaffale tradizionale, che sia di grandi dimensioni oppure di periferia.

Secondo Tersi l’importanza del vino bio in Gdo è data dal fatto che non è collocato tra i tanti altri prodotti del food, ma ha già acquisito un diritto di cittadinanza sullo scaffale assieme a tutti gli altri vini.
Poi puntualizza che dal lato delle imprese, alcune di esse hanno già inserito nella propria gamma i vini bio proponendoli alla grande distribuzione accanto vini tradizionali.

 

Nell’intervento apparso nello speciale dei “3bicchieri” c’è un “biologico pensiero” delle cantine che, sul fronte marketing, hanno
scelto il mix di prodotto, proprio per non farsi trovare impreparati di fronte a una domanda crescente. Pertanto, non siamo davanti a una bolla, ma a una vera e propria presa d’atto di un mondo che cambia. Anche perché un prezzo del 20 per cento superiore non spaventa i consumatori.

Poi precisa che il prodotto bio è fuori dalla fascia entry level e occupa la fascia premium: un posizionamento d’onore che abita tra 4,5 e 8 euro. Una forchetta interessante in cui la Gdo non opera promozioni hard, ma tende ad accompagnare questi prodotti con elementi di visibilità.

 

E termina: indicando la strategia ideale per le
aziende: fare una proposta bio, pensare a un angolo di produzione riservato all’area organic principalmente con i vitigni autoctoni, creando una parte produttiva diversificata, ben pensata con attenzione al packaging e al linguaggio della comunicazione.


Del resto, il biologico è considerato un’àncora di salvezza anche per l’agricoltura che sta vivendo un’altra (l’ennesima) pessima stagione estiva sul fronte dei prezzi. Secondo Mara Valdinosi, senatrice Pd, la Romagna potrebbe candidarsi per diventare un “distretto biologico”. E questo sarebbe proprio il momento di muoversi in quanto l’istituzione dei distretti è una delle azioni contenute nel disegno di legge di cui Mara Valdinosi è stata relatrice durante i lavori della decima commissione.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli.