Nel Pd crescono le spinte verso sinistra

Prima Pisapia, adesso Scalfari. A livello locale potrebbe essere avvantaggiato chi come Lattuca è sempre stato su quella posizione

Qualcosa si muove. Ma resta da capire se sarà sufficiente a cambiare il volto dell’elefante Pd. Certo, il rischio è che le scelte siano tardive. Ma, in questo caso, la responsabilità sarebbe solo di chi ha guidato il partito senza dargli quel volto moderno necessario per combattere i populismi. O, per lo meno, ha cercato di sfondare al centro pensando che dall’area di centrodestra potessero arrivare quei consensi necessari per fare il partito della nazione. La nuova Dc invece non è nata perché da destra è arrivato poco o niente, mentre ci si è dimenticati della sinistra e dai suoi valori. Ed è da lì che si deve ripartire.


Ha ragione Eugenio Scalfari quando, nel suo editoriale domenicale, scrive: … ci vuole una rifondazione della sinistra interna che utilizzi quanto c’è di efficace e moderno nella cosiddetta dissidenza. E ci sia anche, ho già detto, una sorta di giovane guardia che prepari il ricambio generazionale. Insomma, il fondatore di Repubblica chiede più sinistra nel Pd e non una inutile e lacerante divisione.
Simile, ma non identica la posizione di Giuliano Pisapia. L’ex sindaco di Milano dice che, pur senza fare un partito, vuole aiutare a crescere il Pd portandovi un  po’ di sinistra. Pisapia ha detto che si mette al servizio di un impegno politico collettivo. Il protagonista dovranno essere le associazioni che lavorano sul territorio, le amministrazioni locali, il volontariato laico e cattolico. Insomma, un Campo progressista. È così che lo ha definito. L’idea è unire storie e percorsi diversi e costruire una casa comune, per riunire chi vuole fare qualcosa per la società e non trova il modo».
Annuncia che farà iniziative in diverse città, anche con sindaci e amministratori di piccoli e grandi Comuni. L’11 marzo ci sarà il primo grande incontro nazionale, a Roma. Ma il vero tema è: si può costruire un centrosinistra con il Pd? È un po’ la domanda delle cento pistole. Secondo Nichi Vendola non era possibile in quanto ritiene in Pd geneticamente modificato. Pisapia la pensa diversamente ed ha l’ambizione di spostare il Partito democratico a sinistra. Quello sembra un obiettivo titanico. Però adesso forse è più facile portare il Pd a guardarsi a sinistra. Ci sarebbe il movimento di cui parla Pisapia  può trovare spazio unitamente a liste civiche ed ecologisti. Assieme a quello delle piccole imprese e dei giovani è un mondo che guarda a Grillo, ma che è mobile. Spostare consensi è ancora possibile. Ma bisogna parlare un linguaggio chiaro e fare le cose positive di cui una certa base dei grillini parla. Altrimenti ciao. Poi ha ragione Pisapia quando dice che difficilmente ci potrebbero essere alleanze con Alfano: “dai diritti civili alle politiche per i giovani siamo diversi” ha detto l’ex sindaco di Milano.
Ma si devono anche fare cose nelle quali Renzi ha difettato: ascoltare di più in generale, ma i corpi intermedi in particolare.

Bisogna partire dalla consapevolezza che il confronto non è tempo perso, è un arricchimento. Cosa che, invece, non si può dire delle prove muscolari.


Del resto non è con quelle che si risolvono problemi di un paese sempre più in difficoltà. Dove aumentano le disuguaglianze economiche e la concentrazione della ricchezza. Il ceto medio è più fragile, aumentano i poveri e i bassi salari. Sono le stesse osservazioni che negli Stati Uniti hanno accompagnato e guidato l’amministrazione Obama, portando infine alla vittoria di Trump. Ma questa non è l’America, è l’Italia del secondo e nuovo Rapporto sulla qualità dello sviluppo realizzato da Tecnè e dalla Fondazione Di Vittorio, l’Istituto nazionale della Cgil per la ricerca storica. Ed essendo l’Italia e non l’America, il pessimismo vince sulla capacità di sognare ancorandosi alla percezione di un lavoro più instabile e di un miglioramento delle proprie condizioni sempre più difficile.
E a livello locale questa eventuale svolta del Pd che effetti potrà avere? Di sicuro avrà più forza chi come, ad esempio, Enzo Lattuca è sempre stato ancorato a certi valori. A questo punto non aver appoggiato Renzi (presumibilmente resterà alla guida del partito) non sarà più visto come un peccato di lesa maestà, ma come una legittima visione politica.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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