Dal 21 al 23 luglio si canta e si balla con “La notte del Liscio”

L’EVENTO DI LUGLIO di Marco Viroli e Gabriele Zelli

IN ROMAGNA DAL 21 AL 23 LUGLIO SI CANTA E SI BALLA CON “LA NOTTE DEL LISCIO”

notte del liscio

Dal 21 al 23 luglio si svolgerà in Romagna la prima edizione della “Notte del Liscio”, in cui l’elemento caratterizzante sarà il ballo, anzi i balli che da oltre 120 anni si praticano dalle nostre parti. Questo genere di musica da ballo è conosciuto oggi come “liscio”, un termine riduttivo, che non rende merito alla valenza storica, culturale e sociale di un fenomeno che ci ha contraddistinto e ci rappresenta tuttora anche al di fuori dei confini nazionali.

“La Notte del Liscio” nasce da un progetto ideato e voluto da una serie di enti e associazioni, in primo luogo la Regione Emilia-Romagna con gli Assessorati al Turismo e alla Cultura, Apt Servizi, Unione di Prodotto di Costa, le Amministrazioni comunali romagnole.

La volontà della manifestazione è quella di creare un grande evento in grado di coinvolgere e mobilitare, attraverso il ballo, non solo i romagnoli ma anche le migliaia e migliaia di turisti che, in questo periodo dell’anno, affollano la nostra Riviera.

la notte del liscio

Dal 21 al 23 luglio si svolgerà in Romagna la prima edizione della “Notte del Liscio”, in cui l’elemento distintivo sarà il ballo, anzi i balli che da oltre 120 anni si praticano dalle nostre parti. Questo fenomeno musicale nacque grazie all’intuizione e al talento degli storici compositori di quei generi di musica da ballo che hanno caratterizzato la nostra terra: valzer, polka, mazurka, detti appunto i “balli romagnoli”. Si tratta di balli comuni anche altrove, ma che in Romagna si danzano sulle note della musica ideata da Carlo Brighi (1853-1915) e poi portata avanti da altri compositori e musicisti romagnoli, in primo luogo Secondo Casadei (1906-1971), quindi Ferrer Rossi (1910-1986) e Romolo Zanzi (1885-1952), solo per citare i più famosi, fra l’altro tutti valentissimi violinisti.

La manifestazione, che si terrà in maniera diffusa nelle piazze e nelle spiagge della Romagna, si svilupperà nelle giornate dal 21 al 23 luglio e avrà il suo culmine nella serata del 23 luglio. Nel corso di queste giornate l’intera Romagna si presenterà come luogo dove si balla e ci si diverte, mangiando bene, sempre restando fedeli alla nostra tradizione. Con questa azione, sostengono gli organizzatori, si intende avviare un’attività di comunicazione ben precisa, che vede nel brand “Romagna” il fulcro attorno al quale mettere in campo la migliore tradizione del liscio, avvalendosi di ambasciatori d’eccezione quali orchestre, edizioni musicali, scuole di ballo, e così via, coniugando il passato con il futuro del ballo e della musica romagnoli, con l’apporto di band (termine tecnico inglese che, in ogni caso, sta a significare orchestre) formate da giovani, capaci di innovare la tradizione.

Tre giorni nei quali il liscio – e più in generale il ballo – avrà un ruolo da protagonista. Tre giorni in cui ogni singolo contesto diverrà, al tempo stesso, palcoscenico musicale, miscellanea di incontri, dialoghi con autori, meeting di ballo. Questo avverrà anche in piazza del Popolo a Ravenna, mercoledì 20 e venerdì 22 luglio, con inizio alle ore 21.00, con due manifestazioni musicali, una dedicata a Secondo Casadei, l’altra, oltre che allo stesso Casadei, a Carlo Brighi, Ferrer Rossi, Romolo Zanzi. Protagonisti della prima serata, denominata “La musica di Secondo Casadei”, anticipo gli eventi della Notte del Liscio, saranno Moreno il Biondo e altri valenti musicisti. Durante la seconda serata, che avrà come titolo “Aria di Romagna”, il Trio Iftode composto da Teddi Iftode (primo violino), Radu Iftode (secondo violino), Vlad Iftode (tastiere), eseguirà un concerto di musica romagnola, e non solo, intervallato dalla presenza sul palco di Gabriele Zelli che proporrà divertenti aneddoti sulla Romagna e sui romagnoli.

Carlo_Brighi
Carlo Brighi detto Zaclén

La Notte del Liscio è la giusta occasione per ricordare e dare risalto a chi ha scritto, a partire dalle origini, i capitoli fondamentali della storia del fenomeno della musica e del ballo romagnolo. Inventore e iniziatore fu certamente Carlo Brighi, detto Zaclén o Zaclòin a seconda del dialetto locale, cioè anatroccolo, soprannome che forse gli fu affibbiato per via della sua andatura dinoccolata, o che forse ricevette a causa della sua passione per la caccia alle anatre. Ciò che è certo è che Brighi fu un eccellente violinista e compositore popolare. Fu soprattutto un trascinatore, un artista in grado di trasmettere immediatamente a chi lo ascoltava l’esplosiva vitalità che instancabilmente muoveva le sue dita sulle corde del violino. Nato in una famiglia contadina nella frazione di Fiumicino di Savignano sul Rubicone, oggi Brighi è considerato indiscutibilmente l’inventore del liscio. La passione del padre per il violino influenzò il giovane Carlo che iniziò a studiare da autodidatta. Durante la prima giovinezza, facendo enormi sacrifici, proseguì gli studi tanto da diventare un violinista di talento. Suonò anche in orchestre dirette da Arturo Toscanini, ma preferì dedicarsi all’elaborazione e all’esecuzione di musiche che mescolavano il ballo saltato della tradizione contadina ai valzer viennesi che in quegli anni avevano fatto scoprire il ballo di coppia. Attraverso la sua opera di composizione di ballabili e di riscrittura di celebri brani musicali, sostenuto in questo anche dall’ideale socialista che lo spingeva a portare tra il popolo un moto di divertimento e di aggregazione, il musicista romagnolo operò la divulgazione, in modo estremamente creativo e del tutto originale, di un linguaggio musicale nuovo e moderno. Riuscì a raggiungere una tale popolarità che in tanti, venuti a sapere che avrebbe suonato con la sua orchestra in una piazza, a una festa o in un’aia, erano pronti a percorrere decine di chilometri, anche a piedi, per assistere ai suoi concerti. Era talmente entusiasta della sua musica che si rendeva disponibile tanto a partecipare a grandi concerti, con orchestre composite, quanto a girare per le piccole feste di campagna con un suo padiglione smontabile. Celebre rimane ancora oggi il motto “Taca Zaclén!” (Inizia Zaclén!) che viene usato per invitare i musicisti a cominciare a suonare.

L’avventura umana e artistica di Carlo Brighi è legata a varie località romagnole, dalla frazione di Savignano sul Rubicone dove nacque, a Cesena dove si formò e lavorò, a Forlì dove ottenne i primi successi e dove è sepolto presso il Cimitero Monumentale, a Bellaria dove visse con la famiglia e costruì il suo celebre “capannone”, in cui la gente di ogni estrazione si divertiva ballando al ritmo della sua musica.

Carlo Brighi fu un personaggio emblematico e rappresentativo dei grandi cambiamenti epocali della cultura e del costume del nostro territorio fra Ottocento e Novecento, cambiamenti che contribuì attivamente a stimolare con le sue innovative composizioni. Ogni concerto che teneva era diverso dall’altro, questo perché poteva contare su uno sconfinato repertorio di oltre mille brani di sua composizione, segno di una rara prolificità artistica. Il Fondo Piancastelli di Forlì, presso la Biblioteca Comunale “Aurelio Saffi” di Forlì, conserva 831 dei suoi manoscritti musicali originali, databili a un periodo che va dal 1870 al 1915, che costituiscono le basi della primae fondante elaborazione della musica popolare romagnola.

Secondo Casadei_giovane
Secondo Casadei

Quando Zaclén si spense a Forlì il 2 novembre 1915, la sua orchestra passò al figlio Emilio che, nel 1924, inserì nella formazione un giovane violinista di nome Secondo Casadei. Il debutto di Casadei avvenne a San Martino in Villafranca dove la formazione musicale, guidata da Emilio Brighi, fu chiamata a suonare in occasione di una festa da ballo. “Arrivati sul posto – ebbe modo di raccontare il maestro – trovammo una grande aspettativa di gente” che riconobbe da lontano l’automobile dei musicisti, sia perché il traffico in quegli anni era pressoché inesistente sia perché sopra alla vettura era legato con le corde il contrabbasso. “Fummo accolti con un gran battimani e subito su sul palco attaccati al soffitto incominciammo a suonare”. Secondo Casadei si può considerare l’erede di Carlo Brighi, nonché l’altro principale artefice, protagonista e interprete della musica romagnola. Fin da piccolo dimostrò una spiccata passione per la musica, tanto che a 18 anni creò la sua prima composizione, “Cucù”, alla quale fecero seguito oltre mille polche, mazurke e valzer, fra cui, nel 1954, la celebre “Romagna mia” che, in occasione del suo viaggio in Romagna nel maggio del 1986, ebbe modo di apprezzare anche il pontefice Giovanni Paolo II. Caratteristici restano gli assoli per clarinetto in do e sax alto mi bemolle, eseguiti nel corso degli anni da virtuosi strumentisti.

Durante la sua carriera, Casadei riuscì a superare difficoltà e asprezze di alcuni periodi, restando sempre fermamente fedele alla proposta musicale che sosteneva e che amava. Nel 1928 fondò l’Orchestra Casadei e imperterrito continuò, unico in Romagna, a eseguire musica tradizionale, a costo di fischi e contestazioni, anche nei momenti in cui, nel dopoguerra, imperversavano i ritmi d’oltre oceano.

Secondo Casadei è stato un compositore geniale, dall’intuizione brillante e personalissima, e ha lasciato un’impronta indelebile nella musica folkloristica che in lui ha rivissuto gli accenti più autentici e appassionati dell’anima canterina romagnola. Le sue musiche conservano intatte, oggi più che mai, quella freschezza, quella vivacità e quella originalità che rendono assolutamente tipica e inconfondibile la produzione di un artista unico che lo scrittore e regista Leandro Castellini ebbe modo di definire lo “Strauss di Romagna”.

Ferre Rossi
Ferrer Rossi

Altri protagonisti indiscussi della nostra musica sono stati Francesco Rossi, detto Ferrer, e Romolo Zanzi. Il primo, violinista, compositore, suonava anche il sax contralto, era figlio d’arte. Suo padre Guido fu un apprezzato clarinettista in do, nonché componente dell’Orchestra Casadei dal 1930 fino ai primi anni ’50. Ancora oggi Ferrer Rossi è considerato uno dei massimi violinisti romagnoli del secolo scorso. Anch’egli è stato un prolifico compositore di ballabili romagnoli di successo, come il “Valzer dell’usignolo”, che prevede un assolo di violino di grande virtuosismo, unico nel suo genere.

Romolo Zanzi, autentico cultore della musica in genere, nativo di Campiano di Ravenna, ebbe la possibilità di studiare al conservatorio. Negli anni ’20 fondò un’orchestra da ballo e, con musiche da lui composte, si rese celebre in tutta la Romagna eseguendo spartiti di forte carattere popolare. Come violinista suonò in diverse orchestre teatrali con le quali rappresentò spettacoli in numerose città europee. Profondamente legato alla nostra terra, Zanzi seppe cogliere dalla gente semplice e umile di Romagna l’ispirazione per le sue migliori composizioni, come “La Barcarola”, un celebre valzer che compose nel 1927.

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Marco Viroli

Marco Viroli è nato a Forlì il 19 settembre 1961. Scrittore, poeta, giornalista pubblicista, copywriter, organizzatore di eventi, laureato in Economia e Commercio, nel suo curriculum vanta una pluriennale esperienza di direzione artistica e organizzazione di mostre d’arte, reading, concerti, spettacoli, incontri con l’autore, ecc., per conto di imprese ed enti pubblici. Dal 2006 al 2008 ha curato le rassegne “Autori sotto la torre” e “Autori sotto le stelle” e, a cavallo tra il 2009 e il 2010, si è occupato di pubbliche relazioni per la Fondazione “Dino Zoli” di arte contemporanea. Tra il 2010 e il 2014 ha collaborato con “Cervia la spiaggia ama il libro” (la più antica manifestazione di presentazioni librarie in Italia) e con “Forlì nel Cuore”, promotrice degli eventi che si svolgono nel centro della città romagnola. Dal 2004 è scrittore e editor per la casa editrice «Il Ponte Vecchio» di Cesena. Autore di numerose prefazioni, dal 2010 cura la rubrica settimanale “mentelocale” sul free press settimanale «Diogene», di cui, dal 2013, è anche direttore responsabile. Nel 2013 e nel 2014, ha seguito come ufficio stampa le campagne elettorali di Gabriele Zelli e Davide Drei, divenuti poi rispettivamente sindaci di Dovadola (FC) e Forlì. Nel 2019 ha supportato come ufficio stampa la campagna elettorale di Paola Casara, candidata della lista civica “Forlì cambia” al Consiglio comunale di Forlì, centrando anche in questo caso l’obiettivo. Dal 2014 al 2019 è stato addetto stampa di alcune squadre di volley femminile romagnole (Forlì e Ravenna) che hanno militato nei campionati di A1, A2 e B. Come copywriter freelance ha collaborato con alcune importanti aziende locali e nazionali. Dal 2013 al 2016 è stato consulente di PubliOne, agenzia di comunicazione integrata, e ha collaborato con altre agenzie di comunicazione del territorio. Dal 2016 al 2017 è stato consulente di MCA Events di Milano e dal 2017 al 2020 ha collaborato con la catena Librerie.Coop come consulente Ufficio Stampa ed Eventi. Dal 2016 al 2020 è stato fondatore e vicepresidente dell’associazione culturale Direzione21 che organizza la manifestazione “Dante. Tòta la Cumégia”, volta a valorizzare Forlì come città dantesca e che culmina ogni anno con la lettura pubblica integrale della Divina Commedia. Da settembre 2019 a dicembre 2020 è stato fondatore e presidente dell’associazione culturale “Amici dei Musei San Domenico e dei monumenti e musei civici di Forlì”. Da dicembre 2020 è direttore artistico della Fabbrica delle Candele, centro polifunzionale della creatività del Settore delle Politiche Giovanili del Comune di Forlì. PRINCIPALI PUBBLICAZIONI Nel 2003 ha pubblicato la prima raccolta di versi, Se incontrassi oggi l’amore. Per «Il Ponte Vecchio» ha dato alle stampe Il mio amore è un’isola (2004), Nessun motivo per essere felice (foto di N. Conti, 2007) e "Canzoni d'amore e di funambolismo (2021). Suoi versi sono apparsi su numerose antologie, tra cui quelle dedicate ai Poeti romagnoli di oggi e… («Il Ponte Vecchio», 2005, 2007, 2009, 2011, 2013), Sguardi dall’India (Almanacco, 2005) e Senza Fiato e Senza Fiato 2 (Fara, 2008 e 2010). I suoi libri di maggior successo sono i saggi storici pubblicati con «Il Ponte Vecchio»: Caterina Sforza. Leonessa di Romagna (2008), Signore di Romagna. Le altre leonesse (2010), I Bentivoglio. Signori di Bologna (2011), La Rocca di Ravaldino in Forlì (2012). Nel 2012 è iniziato il sodalizio con Gabriele Zelli con il quale ha pubblicato: Forlì. Guida alla città (foto di F. Casadei, Diogene Books, 2012), Personaggi di Forlì. Uomini e donne tra Otto e Novecento («Il Ponte Vecchio», 2013), Terra del Sole. Guida alla città fortezza medicea (foto di F. Casadei, Diogene Books, 2014), I giorni che sconvolsero Forlì («Il Ponte Vecchio», 2014), Personaggi di Forlì II. Uomini e donne tra Otto e Novecento («Il Ponte Vecchio», 2015), Fatti e Misfatti a Forlì e in Romagna («Il Ponte Vecchio», 2016), Fatti e misfatti a Forlì e in Romagna volume 2 («Il Ponte Vecchio», 2017); L’Oratorio di San Sebastiano. Gioiello del Rinascimento forlivese (Tip. Valbonesi, 2017), Fatti e misfatti a Forlì e in Romagna, vol. 3 («Il Ponte Vecchio», 2018). Nel 2014, insieme a Sergio Spada e Mario Proli, ha pubblicato per «Il Ponte Vecchio» il volume Storia di Forlì. Dalla Preistoria all’anno Duemila. Nel 2017, con Castellari C., Novara P., Orioli M., Turchini A., ha dato alle stampe La Romagna dei castelli e delle rocche («Il Ponte Vecchio»). Nel 2018 ha pubblicato, con Marco Vallicelli e Gabriele Zelli., Antiche pievi. A spasso per la Romagna, vol.1 (Ass. Cult. Antica Pieve), cui ha fatto seguito, con gli stessi coautori, Antiche pievi. A spasso per la Romagna, vol. 2-3-4 (Ass. Cult. Antica Pieve). Nel 2019, ha pubblicato con Flavia Bugani e Gabriele Zelli Forlì e il Risorgimento. Itinerari attraverso la città, foto di Giorgio Liverani,(Edit Sapim, 2019). Sempre nel 2019 ha pubblicato a doppia firma con Gabriele Zelli Fatti e Misfatti a Forlì e in Romagna volume 4 («Il Ponte Vecchio») e Forlì. Guida al cuore della città (foto di F. Casadei, Diogene Books). Con Gabriele Zelli ha inoltre dato alle stampe: La grande nevicata del 2012 (2013), Sulle tracce di Dante a Forlì (2020), in collaborazione con Foto Cine Club Forlì, Itinerario dantesco nella Valle dell’Acquacheta (2021), foto di Dervis Castellucci e Tiziana Catani, e I luoghi di Paolo e Francesca nel Forlivese (2021), foto di D. Castellucci e T. Batani. È inoltre autore delle monografie industriali: Caffo. 1915-2015. Un secolo di passione (Mondadori Electa, 2016) e Bronchi. La famiglia e un secolo di passione imprenditoriale (Ponte Vecchio, 2016). 

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